L’ARCHEOGRUPPO E MASSAFRA

L’Archeogruppo ha sin dalla sua origine un rapporto privilegiato con Massafra. Infatti, anche se gli interessi culturali dei suoi soci ed amici si sviluppano in molte direzioni, in Italia ed all’estero (in particolare in Cappadocia e nell’Africa settentrionale), Massafra è costantemente al centro dell’attenzione ed è continuo ed ininterrotto il lavoro di studio per approfondire la ricerca archeologica e storica – sino a non molti anni fa praticamente inesistente – sul territorio della Città.

Basti pensare che Massafra non ha ancora una decente pubblicazione della sua storia, basata sui documenti criticamente vagkiati, e che le conoscenze sono ferme alla volenterosa ma fantasiosa opera di Vincenzo Gallo, Origine e vicende della città di Massafra, uscita nel 1916, quasi un secolo fa.

L’Archeogruppo ha impegnato i suoi soci che ne hanno le capacità professionali nelle ricerche di archivio propedeutiche alla redazione di una Storia che vedrà la luce fra qualche anno. Attualmente Giulio Mastrangelo lavora sugli atti notarili per la ricostruzione delle vicende economiche e sociali della comunità massafrese, con uno sguardo particolare alla storia del diritto, e Roberto Caprara ha approntato per la pubblicazione la trascrizione ed il commento del più antico documento amministrativo riguardante Massafra, un Quaterno redatto dal notaio Antonio Caricello, Erario regio nel 1464, quando Massafra era città libera direttamente dipendente dal Sovrano di Napoli ed ospitava l’allevamento dei cavalli della Corte. Al lavoro sono anche Orazio Santoro ed alcuni dei giovani soci. Sulla gravina di Madonna della Scala, dopo la pubblicazione dell’imponente volume di Roberto Caprara e Franco dell’Aquila, sono al lavoro numerosi allievi della socia Carmela Crescenzi, dell’Università di Firenze. In altri campi di ricerca sono impegnati gli allievi di Marcello Scalzo, della stessa Università.

Ma non solo nel campo degli studi l’Archeogruppo è attivo con pubblicazioni scientifiche, partecipazione di soci ed amici a convegni e congressi, mostre, incontri e conferenze divulgative aperte alla cittadinanza. L’Archeogruppo è presente anche operativamente, con interventi di sostegno all’attività pubblica ed azioni di supplenza, quando questa manchi.

Tralasciando gran parte dell’attività scientifica, di cui parla con sufficiente chiarezza il catalogo delle pubblicazioni edite in proprio od appoggiandosi ad altri editori, ricorderemo particolarmente le attività pratiche a vantaggio della Città nelle quali i soci dell’Archeogruppo si sono personalmente impegnati, soprattutto per la difesa e conservazione dei beni culturali più trascurati e in abbandono.

Nel ****, con un’imponente mobilitazione di tutte le sue forze, provvide a ripulire la Gravina di Madonna della Scala che era diventata una discarica a cielo aperto e nel ****, operando nel G:A:L: C.S.A.I.T., si adoperò per mettere in sicurezza e dotare di cartellonistica la gravina stessa, meta ogni anno di migliaia di visitatori. Purtroppo, l’alluvione del 2005 che – per l’insipienza e leggerezza di un progetto a monte – ha sconvolto il fondo di quella gravina, passerelle e ringhiere sono state portate via dall’onda di piena ed il lavoro – ora molto più difficile – è da rifare e l’Archeogruppo lo sta riprogettando e lo farà con le sue risorse.

Nel ****, chiamando a raccolta tutti i suoi soci, a incominciare dai giovanissimi, intervenne sulla chiesa ipogeica di San Posidonio, invasa da fango e sterpaglia, per riportarla alle condizioni originarie, considerati gli stretti collegamenti che vi sono fra quella chiesa e le origini della città, fondata dai profughi venuti dall’Africa settentrionale invasa dai Vandali nel V secolo e guidati dal vescovo Possidio di Calama, noto come san Posidonio, che in quella chiesa fu seppellito, finché nel IX secolo le sue reliquie non vennero asportate dall’imperatore Ludovico II che assediava Taranto tenuta dagli Arabi. Ora sono in una città in provincia di Modena che da San Posidonio ha preso il nome.

Simile impresa fu compiuta nel **** per liberare dalla vegetazione che aveva invaso il sentiero che conduce alla chiesa ruopestre di Santa Caterina e rinettarne l’interno.

Grazie alle alte professionalità che ne costituiscono l’ossatura (archeologi ed architetti, in questo caso) nel **** l’Archeogruppo intervenne nella chiesa di San Toma, realizzando uno scavo archeologico da manuale (che consentì la scoperta ed il recupero di una chiesa ipogeica sottostante) ed un eccellente restauro, il tutto senza alcun contributo di danaro pubblico, ma solo con l’oculata gestione di risorse private.

Nel 2008 l’Archeogruppo, insieme con altre Associazioni culturali, è intervenuta per far interrompere alcuni interventi sulla chiesa di Santa Lucia ed alcune chiese rupestri che avevano procurato soltanto danni e sperpero di danaro pubblico. La inutile polemica politica che ne seguì fu pretestuosa: non di intervento su atti politico-amministrativi, infatti, si era trattato, ma solo di doverosi rilievi tecnici su restauri pessimamente condotti. L’Archeogruppo, infatti, è geloso difensore della sua assoluta autonomia dal potere politico (autonomia che si garantisce soprattutto non richiedendo né accettando contributi) e, nello svolgimento dei suoi compiti statutari di difesa del patrimonio culturale, non guarda al colore delle Amministrazioni. Quando, infatti, alcuni anni or sono, nella gravina di San Marco l’Amministrazione comunale provvide al consolidamento di una delle fiancate, l’Archeogruppo approvò pienamente la corretta iniziativa.

Il blog dell'Archeogruppo "E. Jacovelli"