Nei giorni scorsi si è tenuto un evento c culturale di tutto rispetto presso la Masseria Accetta Grande, a pochi km da Massafra e da Statte (esempio di storia, cultura ed economia). Giulio Mastrangelo ha magnificamente presentato “Il mio cane” di Danilo Mainardi (Cairo Editore – Collana Saggi, pagine 256), tra amicizia con l’autore e “pezzi” di storia di Massafra. Past president dell’Archeogruppo “E. Jacovelli” Onlus (Centro di ricerche e studi storici, artistici, archeologici ed ambientali) e cultore di Storia del Diritto Italiano presso l’Università degli Studi di Bari – II Facoltà di Giurisprudenza di Taranto, Giulio Mastrangelo era davvero emozionato a stare vicino a Danilo Mainardi, grande divulgatore scientifico, uno dei più grandi ricercatori di etologia, professore emerito di Ecologia Comportamentale all’Università Ca’ Foscari di Venezia, direttore della Scuola Internazionale di etologia di Erice, presidente onorario della Lipu e membro di tante Accademie.
Dopo i saluti al numero pubblico (diversi anche gli studenti), l’applaudito relatore ha ricordato, mettendosi così a suo agio, la prima volta che ebbe a conoscere insieme a Betta Pasanisi, Loris Rossi e Massimo Scarinci (ai quali si sono aggiunti di recente a pieno titolo Peppino e Rosaria Montanaro) il grande Danilo Mainardi. Sono passati d’allora ben 17 anni, ma Mainardi è sempre rimasto “un amico, un vero amico” e annualmente viene a Massafra per trascorrere un periodo di vacanza insieme a loro. Mastrangelo ha ricordato che (“correva l’anno 1994 e, grazie all’allora assessore provinciale all’Ambiente, avv. Vito Convito”) lui e gli amici avevano realizzato un progetto di educazione ambientale in collaborazione con le Scuole Medie superiori della provincia. Progetto che aveva come fulcro la Gravina Madonna della Scala vista come Laboratorio Culturale in cui le scolaresche venivano guidate alla scoperta e alla conoscenza delle varie emergenze floro – faunistiche, geo – morfologiche, storiche, archeologiche e artistiche presenti in tale contenitore.
Ebbene, a conclusione di tale progetto, Loris Rossi, che allora dirigeva egregiamente il CRSEC TA 50, propose di invitare a chiusura del corso il prof. Danilo Mainardi. Così avvenne. Dopo alcune lezioni Giulio Mastrangelo e “gli amici” accompagnarono l’illustre ospite a visitare la Gravina Madonna della Scala e la farmacia del mago Greguro (nella foto un momento della memorabile giornata).
“Da allora è nata la nostra amicizia, un’amicizia vera, reciproca, ricambiata. Tale amicizia non è rimasta un fatto privato, relegato nei recessi degli affetti e della memoria (ha precisato il relatore), ma Danilo l’ha resa di pubblico dominio consacrando nei suoi libri questo legame profondo con Massafra e col suo territorio”.
Ed ha fatto presente che Danilo Mainardi, in apertura del libro “Del cane del gatto e di altri animali” (1996) così esordiva: “La gravina è una profonda ferita geologica: straordinario, affascinante paesaggio dove la terra si spacca e si inabissa per rapide pareti. Rocce tenere traforate offrono rifugio a uccelli rapaci, colombi selvaggi, tassi, volpi, uomini…. Queste di Massafra sono gravine che furono, per migliaia di anni, abitate dall’uomo. Semplici case naturali che raccontano, a saper leggere, una vita antica. Materiale e magica…. All’interno delle grotte si scoprono focolari, alcove, cucine, nicchie absidate, canaletti, cisterne: la vita materiale. E poi cripte talora affrescate: la vita magica. Tra le cripte della città rupestre di Massafra si distingue la “farmacia del Mago Greguro”: un insieme complesso di cavità intercomunicanti situate a un’altezza non raggiungibile se non con scale portatili. In tre di queste cavità sono evidenti centinaia di spazi uniformi, ordinati, palesemente scavati dall’uomo. E’ da qui che nasce la leggenda del mago e della sua farmacia. Mi raccontarono una storia complicata. C’era di mezzo, se ben ricordo, anche una figlia del mago. Ma io non stavo a sentire o, come si dice, ascoltavo con un orecchio solo. Gli spazi, quei piccoli vani regolari e uniformi, mi spiegarono, servivano per essiccare, conservare le erbe medicinali. Si tramandava l’esistenza di un saggio erborista, una specie di farmacista primordiale. Io, distratto, sentivo e non sentivo, e vedevo dell’altro…. Ascoltavo, più che le parole delle mie guide gentili, i suggerimenti che mi giungevano dalla grotta stessa, da quegli spazi, e forse anche dal fatto che fuori, lassù dove iniziava la ferita geologica, volassero e tubassero colombi selvaggi o, è più probabile, semplicemente rinselvatichiti. Sì, ebbi come un’illuminazione. Una convinzione forte. Macché farmacia, macché erbe medicinali. Quella era una splendida, perfetta colombaia! Lo dissi. Mi guardarono stupiti. Sì, forse… Qualcuno l’aveva già supposto prima di me, però c’era la leggenda… Colombaia o farmacia? La farmacia del mago Greguro (secondo me, lo ripeto di nuovo), è un’antica testimonianza di come è iniziato l’addomesticamento dei colombi selvatici.”
E l’avv. Mastrangelo ha continuato, ricordando ancora che in anni più recenti, nel giallo etologico “L’acchiappa colombi” (2008), Danilo Mainardi dedica addirittura un capitolo a “La farmacia del mago Greguro” ove a pag. 191 si legge “Il dottor Terzi per fortuna, mi aveva appena mostrato un libretto trovato in un cassetto, intitolato “La farmacia del mago Greguro tra leggenda e realtà” di Antonio Conforti, pubblicato dall’Archeogruppo di Massafra. Zona anche questa di civiltà rupestre. In Puglia stavolta. Ma perchè una farmacia? “Nella gravina Madonna della Scala c’è una grotta dove si notano degli scaffali scavati dall’uomo. Una leggenda parla di un certo Mago Greguro e di sua figlia Margheritella, di professione erboristi. In pratica, per quell’epoca, farmacisti. Gli scaffali sarebbero infatti serviti per contenere le erbe officinali che, così come i colombi selvaggi, in quell’ambiente erano presenti in gran numero. Mi sarebbe piaciuto leggerlo con calma quel saggio. Purtroppo l’ha sequestrato il dottor Terzi”.
Infine a pag. 270 (come precisa ancora Mastrangelo) Mainardi così conclude: “Poi, già che ci sono, voglio un po’ ringraziare e un po’ chiedere scusa ai miei distinti amici di Massafra. Ringraziarli perchè mi hanno fatto conoscere la loro splendida e ospitale città, scusarmi perchè in essa ho ambientato una parte della storia, certo un po’ lugubre per tanta bellezza, ma i gialli si sa, sono fatti così. Visitatela, quella città, e visitate la gravina, sede di un’affascinante civiltà rupestre e soprattutto della sorprendente, e un poco conturbante, grotta del Mago Greguro.”
Il relatore Mastrangelo, detto questo per ciò che unisce Danilo Mainardi a Massafra (e a noi suoi “distinti amici”, come ci chiama), è passato a parlare dell’ultima fatica di Mainardi: “Il cane secondo me”, affermando che secondo lui, è uno dei libri più belli che ha scritto. “Mainardi viene sì dall’osservazione, ma anche dal cuore (non solo dalla mente),questo libro è frutto del suo amore verso questi animali che non esita a chiamare “persone”, è frutto dell’affetto che Danilo ha riversato nei cani che ha posseduto, affetto di cui è stato ricambiato. I cani restituiscono quello che hanno ricevuto. Di questo ne dà ragione già nelle pagine introduttive della prima parte intitolata “La sapienza del cane”. “I cani sono intelligenti. Ragionano, pensano, hanno una memoria formidabile. Sono anche animali equilibrati, perchè alla sapienza individuale, frutto della loro mente fina, s’assomma quella collettiva della specie, scritta nel DNA e collaudata dalla selezione naturale. I cani sono inoltre animali sociali, nati per apprendere, prima dalla madre, poi dalla famiglia umana in cui entreranno a far parte. E’ straordinaria l’importanza, per lo sviluppo della loro intelligenza, del come si educano, del come li si fa crescere”.
Ed a questo punto, il relatore ha detto che non ha mai avuto un cane, anche se ne avrebbe voluto uno, specie da piccolo. “Forse è stato un bene perchè altrimenti, povero cane. Ho vissuto però durante la mia infanzia (ha precisato) l’esperienza di diversi cani, quelli dei vicini che venivano portati in campagna attaccati al traino, o che si tenevano, sempre legati, nelle grotte delle vicinanze (di cui è pieno il Centro storico di Massafra), dove si ricoveravano cavalli e muli dopo una giornata di lavoro.
Erano cani particolarmente aggressivi, che dovevano dimostrare di essere aggressivi per meritarsi la ciotola del cibo. Abbaiavano a più non posso per ogni rumore e ad ogni ombra che vedevano muoversi.
Da ragazzo ho fatto anche l’esperienza del morso di un cane. Si trattava di un bastardino di proprietà di un contadino nostro vicino di casa. Giocavo a pallone con amici e quando mi sono avvicinato al traino (che era parcheggiato) per prendere il pallone, il cane mi ha azzannato al polpaccio. Il fatto in sé, mi lasciò stupito, perchè mi sembrava un cane tranquillo, che mi conosceva e che non veniva slegato solo dopo che tornava dalla campagna. Il nostro vicino si dimostrò molto addolorato del fatto, mi portò a casa sua e dopo aver tagliato un pò del pelo del cane, me lo applicò sulla ferita, fasciandola. “All’u muezzete du cane mitte lu stesse pile”, dice un detto.
Naturalmente, quando poi i miei, saputo la cosa, mi portarono dal medico di famiglia e questi andò su tutte le furie deplorando che ancora negli anni Sessanta si desse credito a certe superstizioni da stregoni”.
Ed a questo punto l’avv. Mastrangelo ha fatto presente che ai nostri giorni a Massafra, a proposito di cani, si vive la piaga del randagismo. All’origine vi è la ‘pratica crudele’ (come la chiama Danilo) dell’abbandono dei cani, facilitata e aggravata dalla mancata istituzione dell’anagrafe canina (prescritta dalla legge), che provoca il randagismo e quindi il loro rinselvatichimento.
Si registrano molte aggressioni per strada, tanta gente finisce all’Ospedale. Anche di questo argomento si parla nel libro che è stato presentato. I cani abbandonati, che chiamiamo randagi, una volta erano animali domestici.
Una volta abbandonati, si mettono insieme e formano branchi simili a quelli dei lupi e, scrive Danilo Mainardi “in vario modo interferiscono con gli equilibri naturali, senza contare che, dalla seconda generazione in poi, finiscono col trattare l’uomo come un qualcosa di totalmente estraneo, talora perfino come una preda. E del resto diversi recenti episodi, in qualche caso addirittura mortali, l’hanno purtroppo dimostrato. Ormai dobbiamo assolutamente tenerlo presente: tra i motivi per cui non dobbiamo abbandonare animali domestici esistono anche i dettami dell’etica dell’ambiente” (pag.153).
Questo spiega, scientificamente, lo sviluppo dell’aggressività nei cani randagi nei confronti dell’uomo.
Infine l’avv. Mastrangelo, quasi a conclusione della sua relazione, ha approfittato per fare un accorato appello “ai nostri governanti” perchè a Massafra si dia finalmente esecuzione alla legge, per l’istituenda anagrafe canina.
In proposito nel suo libro (a pag. 95-96), Danilo propone, de jure condendo, di includere il cane di casa nel nucleo familiare. Il cane di casa, nel nucleo familiare, di fatto ci sta già. “L’ipotetica legge – afferma – non farebbe altro che sancire una realtà ormai nota. Non credo che servano molte argomentazioni per dimostrare che il cane fa concretamente parte della famiglia in cui vive”.
In conclusione Mastrangelo ha detto che… “noi siamo grati a Danilo Mainardi per tutto ciò che scrive, per la umanità estrema con cui osserva la vita degli esseri viventi (che chiamiamo animali), umanità che traspare dai suoi scritti e, soprattutto, il che ci dimostra a ogni pagina che la vita di questo pianeta non è governata dal caso o, anagrammando, dal caos ma dall’intelligenza degli esseri viventi che lo popolano, dai più infimi a quelli più grandi e strutturati, esseri che ubbidiscono a leggi iscritte direttamente nel loro DNA, ognuno secondo la sua specie. Una intelligenza che, ovviamente, almeno per me che sono credente, non può discendere dal caso”.
Prima di passare la parola al prof. Danilo Mainardi, ha quindi ringraziato Peppino e Rosaria Montanaro che hanno reso possibile l’evento mettendo a disposizione la grande e bella masseria storica. Un ringraziamento è andato anche all’amico Tonino Mappa per la collaborazione tecnica prestata gratuitamente.
Tanti applausi all’avv. Giulio Mastrangelo per la sua interessante relazione. Lo stesso, lo ricordiamo, è autore di numerosi ed importanti saggi storici, l’ultimo dei quali s’intitola “La condizione giuridica della donna nelle leggi longobarde e negli usi matrimoniali in Terra d’Otranto” (Ed. Dellisanti) che viene presentato in questi giorni.
La serata è magnificamente proseguita con il prof. Danilo Mainardi che ha avuto parole di elogio per Giulio Mastrangelo concordando su quando detto da questi e riprendendo il discorso sull’intelligenza dei cani che “ragionano, pensano, hanno una memoria formidabile”, illustrando il tutto graficamente (davvero molto bravo) con degli esempi che hanno evidenziato anche la “praticità” del gatto. Ne ha tracciato inoltre la storia, un intreccio di biologia e cultura, che ha portato il lupo, il progenitore di tutti i cani, a dar origine alle varie razze domestiche. Il cane, inteso come specie, è rappresentato da circa quattrocento razze tra loro diversissime per forma, dimensioni e soprattutto per vocazione, nonché da quei cani straordinari che sono i cosiddetti meticci, rappresentanti di un universo affascinante ove è possibile scoprire storie vere che, se non fossero assolutamente documentate, parrebbero davvero incredibili. E di seguito ha fatto vedere tre filmati in cui il cane è stato presentato come animale equilibrato, animale sociale nato per apprendere, prima dalla madre e poi dalla famiglia umana in cui entra a far parte.