L’Uomo nelle gravine: il pieno Medioevo.

di Roberto Caprara

Nell’incontro verranno chiarite le differenze che caratterizzano la conversazione di oggi, quando abbiamo ampia esperienza degli insediamenti rupestri circum-mediterranei e non solo, rispetto a conversazioni analoghe di quaranta o trent’anni fa, incentrate soltanto sui dipinti, o di trenta-vent’anni fa, quando si incominciarono a studiare i villaggi e le abitazioni, o di dieci anni fa quando si incominciò ad entrare nel vivo della cultura degli abitanti dei villaggi rupestri e si scoprì che in nulla differiva da quella degli abitanti di villaggi subdiali o delle stesse città, e quindi era inutilmente riduttivo e fuorviante parlare di “civiltà rupestre”, che era una implicita contrapposizione ad altre forme di civiltà. Parlerà quindi della nascita della medicina, con la Scuola Medica Salernitana e di etnoiatria ed erboristeria, di astrologia, alchimia, magia e superstizioni, di cui il Medioevo fu intessuto e di cui troviamo tracce evidenti nei graffiti e perfino nei dipinti esistenti nelle chiese rupestri. Sottolineando la complessità delle stratificazioni sociali presente nei villaggi rupestri, ove c’erano le risorse economiche e culturali per la realizzazione di monumenti come le chiese di Lama d’Antico a Fasano, di San Procopio a Monopoli, della Candelora a Massafra, di Sant’Eustachio di Posterga con le sue nove cupole di perfetta stereometria a Matera, giunge ad affermare il completo riscatto sul piano storico degli abitatori dei villaggi rupestri, non “figli di un dio minore” o peggio, di una “civiltà” minore, ma fieri realizzatori di opere che in nulla si sentivano inferiori ai contemporanei costruttori di cattedrali.

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