L’Uomo nelle gravine: preistoria e protostoria fino all’Età del Bronzo.

di Roberto Caprara

Giovedì 14 gennaio, nella sede dell’Archeogruppo, Roberto Caprara terrà il primo incontro del ciclo “L’Uomo nelle Gravine” col quale lo studioso dimostrerà come le varie civiltà sviluppatesi nelle nostre regioni, dal Paleolitico al Post-Medioevo hanno lasciato tracce notevoli nelle Gravine, che sono quindi il luogo privilegiato per lo studio della lunga vicenda storica delle popolazioni che le hanno abitate. Non è quindi più lecito parlare di una sola Civiltà rupestre nelle Gravine, come era possibile quarant’anni fa, quando si conosceva solo il cortile di casa e si pensava che i villaggi fossero tutti bassomedievali, ma della significativa presenza di molte civiltà, che hanno lasciato tracce rupestri, speso imponenti ma talora percepibili solo dopo attento studio, nelle Gravine. Dopo aver parlato della formazione delle Gravine, scavate da imponenti correnti di acqua di disgelo durante le glaciazioni, parlerà della venuta, oltre 70.000 anni fa, dei primi uomini, i Neandertaliani, giunti dall’Africa prima dell’ultima glaciazione, un sito dei quali, il Riparo Manisi, è stato identificato e scavato alcuni decenni or sono nella Gravina di Palagianello. Una seconda ondata migratoria, sempre dall’Africa, portò nelle nostre regioni un nuovo tipo umano, praticamente identico all’uomo dei nostri giorni, quello di Cro Magnon, del quale almeno due siti (uno dei quali, quello dell’Oscurusciuto, in corso di scavo) sono stati identificati nella Gravina di Ginosa. Oltre che della cultura materiale di questi antichi uomini, ha parlato delle loro esigenze spirituali, allargando lo sguardo anche al resto dell’Italia e all’Europa, con dovizia di immagini, dalle sepolture liguri delle Arene Candide e dei Balzi Rossi, alle grotte dipinte spagnole e francesi, e tornando alla Puglia con i dipinti della Grotta dei Cervi. Comunque, ha sottolineato l’oratore, è assai probabile che il Paleolitico venga trovato anche in altre Gravine, come a Madonna della Scala, nella Grotta del Ciclope, sotto potenti strati di crollo e di interro. Passerà quindi a parlare del Neolitico e della rivoluzione portata dall’invenzione della ceramica, dell’agricoltura e della domesticazione e dell’allevamento degli animali, soffermandosi sul Pulo di Molfetta, una dolina, praticamente una gravina chiusa, e sulla civiltà neo-eneolitica di Laterza, per passare poi all’Età del Bronzo, ampiamente rappresentata nelle Gravine da imponenti necropoli di tombe a forno e a grotticella, come a Madonna della Scala a Massafra, che ospita una delle più vaste necropoli di Puglia. Illustrerà il tutto con foto di menhir e di dolmen non solo pugliesi. Proietterà quindi immagini di manufatti del Bronso orientali ed europei, prima di parlare dell’insediamento e dei manufatti di Piazza dei Lupi, ai margini della Gravina di Triglio, fra Massafra, Statte e Crispiano, e di mostrare manufatti pugliesi, ed ha esemplificato l’imponenza delle realizzazioni neo-eneolitiche e del Bronzo ampliando l’orizzonte con immagini di monumenti della Sardegna, dove conduce ricerche archeologiche da più di trent’anni, come la piramide a gradoni di Monte d’Accoddi presso Sassari, la grande Tomba del Capo a Bonorva, una vasta aula con colonne scavata nella trachite oltre 4000 anni fa e lunga 19 metri, che, dal V secolo in poi ospiterà una chiesa cristiana, pubblicata da lui oltre vent’anni fa, e, per l’Età del Bronzo, numerosi nuraghi e villaggi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *