Il progetto “Cultural Rupestrian Heritage in the Circummediterranean Area: Common Identity – New Perspective”, diretto dal professor Roberto Caprara e dalla dott.ssa Carmela Crescenzi (co-finanziato dalla Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea nell’ambito del “Programma Cultura 2010-13”), iniziato col convegno “Giornate internazionali di studio in Terra Jonica – L’Habitat rupestre nell’Area mediterranea” svoltosi a Massafra e a Palagianello (dal 29 al 31 ottobre 2011), proseguirà a Firenze col Workshop dal 21-23 giugno 2012 presso la Facoltà di Architettura – Dipartimento di Architettura – Disegno, Storia, Progetto.
Va sottolineato che per la prima volta un convegno internazionale di studio sugli insediamenti rupestri ha visto alternarsi oltre 40 relatori, con la partecipazione di 80 studiosi di 7 paesi europei (Spagna, Francia, Germania, Italia, Grecia, Turchia e Malta), rappresentanti di 11 Università degli Studi italiane e straniere, di 10 tra fondazioni e di centri di ricerca, tutti impegnati attivamente nella ricerca sul campo, che non si sono limitati a presentare studi teorici.
Nel prossimo Workshop a Firenze verranno presentati i lavori svolti nelle precedenti attività e quelle condotte dalle unità operative.
Ma ecco la descrizione del progetto.
L’habitat rupestre è un elemento distintivo del paesaggio mediterraneo. Strutture scavate dall’uomo nella roccia si trovano dagli altipiani anatolici ai deserti egiziani (Nubia), dall’Etiopia alla Tunisia, dai Balcani all’Italia, dalla Francia alla Spagna.
In tale contesto antropologico ed etnografico, la grotta è la “casa comune” della cultura mediterra-nea. Le grotte medievali – case e chiese rupestri – caratterizzano massicciamente il paesaggio dell’Italia Centro Meridionale, l’altipiano della Cappadocia in Turchia, diverse regioni della Spagna, della Grecia e la valle della Loira fino a Saumur in Francia, e in altri siti ancora. Tutti questi insediamenti costituiscono le microcellule del più ampio habitat rupestre del Mediterraneo che rac-chiude diversità ma anche molti aspetti comuni.
In Europa si hanno molte informazioni sull’architettura rupestre cristiana del bacino Mediterraneo, grazie agli studi sulle chiese bizantine e i loro affreschi. Poco si conosce di quella islamica: ci sono moschee scavate nella roccia in Turchia, Nord Africa e persino in Sicilia, alcune sinagoghe in Libia, monumenti sepolcrali e templi precedenti l’era cristiana, (ittiti, egizi, etruschi, ellenistici e paleeo-cristiane).
Recentemente si è rivolta l’attenzione agli insediamenti urbani, alle tipologie abitative e ai rifugi sotterranei. Questi sono certamente meno monumentali delle chiese, ma più numerosi e perpetuano un più lungo passato.
A lungo considerato fenomeno espressivo di classi subalterne – per questo trascurato – da quando l’UNESCO ha riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità i centri della Cappadocia (TURCHIA) e i quartieri rupestri della città di Matera (ITALIA- Regione Basilicata), sono incrementati notevolmente gli studi scientifici sulle strutture rupestri a carattere civile. Negli ultimi anni ricerche attive e vivaci, pur a livelli diversi, si interessano con più attenzione al fenomeno degli insediamenti under-ground. Un ampio censimento del patrimonio architettonico rupestre nel bacino mediterraneo, circa 2000 siti, è stato realizzato dalla Commissione Nazionale Cavità Artificiali. Censimenti più puntuali, ovvero dei catasti delle cavità, sono in corso in Italia, Francia e Spagna.
Tuttavia lo scambio d’informazioni tra i paesi, finalizzato soprattutto a scopo turistico, è scarso, gli studi monografici sono rari. Inoltre l’unità culturale degli insediamenti rupestri è stata, in alcuni ca-si, danneggiata o distrutta, e la loro rilevanza di ‘ecomusei’, open air, non è stata compresa.
Ai danni antropici si somma il naturale processo di deterioramento, causato dall’azione degli agenti atmosferici. Particolarmente evidente è l’azione erosiva negli insediamenti della Cappadocia, le cui rocce tufacee continuano a disgregarsi.
L’Obiettivo principale del progetto (come ci ha detto la dott.ssa Carmela Crescenzi) è lo sviluppo delle indagini su di un fenomeno trasversale e inter-culturale qual è il costume del vivere in grotta, promuovere con la sua conoscenza le affinità e le differenze dei popoli coinvolti, sostenere la loro integrazione con azioni comuni, coinvolgendo negli eventi rappresentanze politiche e culturali ed interessando operatori del territorio, educatori e studenti dei diversi livelli.
I punti sotto elencati, a trama larga, sono stati i temi affrontati con apporti interdisciplinari ed inter-culturali e saranno rinnovati in questo appuntamento di chiusura programmato, appunto, per il 21/23 giugno: 1. – censimento degli insediamenti, classificazione delle strutture ipogee; 2. – promozione della conoscenza degli insediamenti nel loro assetto urbano e bioclimatico valoriz-zando, oltre ai monumenti più noti, l’aspetto quotidiano del vivere in grotta; 3. – promozione di esperienze e ricerche che evidenzino la continuità dell’essere e del fare esistente nelle diverse regioni che incorniciano il Mediterraneo; 4. – promozione della conservazione e dello sviluppo di questi siti favorendo nuove prospettive; 5. – divulgazione e rappresentazione dei siti della cultura rupestre rendendone accessibili i dati.
Inoltre fra le tematiche connesse al tema del progetto, si darà spazio ed approfondimento a
l’integrazione dei popoli, attraverso esempi concreti di convivenza civile, anche facenti riferi-mento a periodi diversi della storia; produzione del colore nelle arti e mestieri; consonanze e dissonanze fra le culture musicali del mediterraneo.
Intanto, mentre è in corso di stampa il volume che raccoglie gli Atti del Convegno, l’Archeogruppo “E. Jacovelli” onlus, di concerto con l’Università degli Studi di Firenze – Facoltà di Architettura (capofila). tutti i dati raccolti confluiranno nella banca dati in preparazione per il promuovendo Centro Internazionale di Documentazione sul Rupestre Circummediterraneo.
Nella foto la locandina delle Giornate di Studio.
(Nino Bellinvia)