È morto Paolo Catucci

di Roberto Caprara

Il 12 giugno Paolo Catucci ha chiuso serenamente la sua lunga vicenda terrena di uomo giusto e integerrimo, potendo dire al Creatore Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi ‘Ho combattuto una buona battaglia, ho portato a termine il cammino, ho mantenuto intatta la fede’. Altri ricorderanno di lui i meriti in altri campi, io mi limiterò a disegnarne un breve profilo culturale. La formazione di Paolo avvenne sopratutto a Firenze, negli anni dell’Università. Firenze allora non si era ridotta, come ora, a mera provincia, ma era una delle grandi capitali culturali europee, e vi si pubblicavano le grandi riviste, dal Leonardo a Lacerba e vi si incontravano figure come Giovanni Papini, che Catucci conobbe e apprezzò e dal quale fu apprezzato. Tornato a Massafra, iniziò la sua carriera di insegnante che ha formato tante generazioni di ragazzi ai quali sapeva dare il gusto del sapere. Ha concluso quella sua missione come apprezzato Dirigente scolastico. Io l’ho conosciuto nel 1946, nella sua leggendaria casa di Piazza Corsica zeppa di libri che in nessun’altra casa massafrese si trovavano e da lui imparai ad apprezzare i grandi narratori russi ed americani, i grandi poeti Ungaretti, Montale e Quasimodo, ma anche grandi pensatori come Jacques Maritain. A lui devo il gusto per la scrittura corretta ed elegante: per questo l’ho sempre considerato mio Maestro lungo l’arco di una ininterrotta amicizia durata sessantasei anni. L’ho visto per l’ultima volta il 21 maggio ed era, come sempre, lucido e causticamente sereno nel giudicare le vicende contemporanee. Ha attraversato, in una vita assai prossima ai cento anni, il ‘secolo breve’ del quale è stato attento interprete come storico. Di lui ricorderemo le opere principali, prevalentemente dedicata a Massafra, che ha amato di un amore profondo: Massafra e le sue epigrafi, Viaggio nella Memoria, Il Recinto dei Ricordi, Il Duomo di Massafra, La Scuola a Massafra nell’Ottocento, Settant’anni della Parrocchia del Carmine di Massafra, La Piazza Garibaldi di Massafra. A questi volumi ed alle opere minori dovrà inevitabilmente attingere lo storico futuro che vorrà scrivere della nostra Città. Paolo Catucci è stato anche giornalista principe per oltre mezzo secolo, collaborando a quotidiani e riviste di rilevanza nazionale. Riconoscendone la eccezionale caratura, l’Editore Dellisanti lo ha voluto Direttore Onorario del settimanale La Voce di Massafra. È stato tra i fondatori della leggendaria Pro Loco degli anni Cinquanta-Settanta e ne ha diretto il mensile Voce Nostra che si spense non appena la direzione passò ad altri. In quegli anni dirigeva anche (gratis!) la Biblioteca Civica allogata nei locali aggrappati ad un fianco della Gravina San Marco: erano gli anni quando in quella Biblioteca, aperta sibo alle nove di sera, si organizzavano conferenze di grandi rilievo e vi passavano personaggi come Pier Paolo Pasolini che stava girando il Vangelo secondo Matteo. È stato tra i soci fondatori dell’Archeogruppo, col quale ha intensamente collaborato e l’Archeogruppo gli ha espresso tutta la sua gratitudine dedicandogli nel 2009 un denso volume, la Miscellanea di studi in onore di Paolo Catucci, in una festa in cui tutti i soci e innumerevoli cittadini si strinsero intorno a lui per rendergli doveroso omaggio. Duole soltanto, e questo suoni rimprovero a tutti gli Amministratori almeno di questi ultimi trent’anni, che mai nessuno abbia trovato il tempo o la voglia, o anche soltanto abbia avuto il pensiero, di proporlo per una onorificenza. Perché, in quest’ora in cui Massafra è diventata obbiettivamente più povera, mi tornano alla mente, per parafrasarle, le parole di Federico García Lorca per un grande torero andaluso nel Pianto per la morte di Ignazio: ‘Chi lo sa quando nascerà, se mai nascerà, un altro massafrese così grande e così puro’. Guardando all’orizzonte, non mi riesce ancora di scorgerlo.

Un commento su “È morto Paolo Catucci”

  1. Devo quasi tutto a mio cugino Orazio Santoro- si proprio lui mi ha dato stimolo per ricordare la mia cirttà – credo aver scritto una quarantina o forse di monologhi su Massafra- Quello che resto legato è “Il mio rione” San Toma oppure ” U jucch” e perche no monologo sui giovani massafresi. Ecco mi interessa molto gli scritti del prof.Catucci.

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