Il 30 gennaio, il salone del Monastero di San Benedetto ha ospitato l’avvio della campagna di tesseramento per il 2015 dell’Archeogruppo “E. Jacovelli”, di cui quest’anno ricorre il 40° anniversario di fondazione. Per l’occasione, dedicata alla memoria di Nicola Andreace ed Attilio Caprara, si è organizzato un incontro col professor Roberto Caprara sul tema <<I cavalli del Re di Napoli a Massafra nel 400>>.
Lo studio di tale materia, che fu iniziato da Espedito Jacovelli e portato a compimento dal prof. Caprara, si è basato sull’analisi del più antico documento amministrativo della storia di Massafra di cui Jacovelli aveva conoscenza e da lui stesso scoperto nell’Archivio di Stato di Napoli a metà degli anni ’70 : un codice contenete un quaterno redatto dal notaio Antonio Caricello.
Bisogna premettere che le Cavallerizze regie, o Menestalle, furono ideate da Federico II ed è dunque probabile che anche l’allevamento sito nella Tebaide sia stato fondato dal sovrano svevo.
Il periodo in esame vide regnare dal 1458 sino al 1494 Ferdinando I, conosciuto anche come Ferrante, d’Aragona, il quale avviò un’opera di limitazione del potere dei feudatari meridionali (ricordati come i peggiori della storia). All’epoca il nostro paese era costituito da abitazioni rupestri e circa 200 vicinanze; tra il poco che vi era di costruito si annoverano la Chiesa Madre (che richiama il Duomo di Matera), la chiesa di Santa Lucia (edificata in epoca longobarda) ed il Castello (che, però, aveva le torri cilindriche ed assomigliava, con le dovute differenze, al Maschio Angioino di Napoli). Nel 1464 Massafra, non avendo un feudatario, era città libera, e lo era almeno dal 1419 per l’intento della Regina Giovanna II d’Angiò di ripagare i massafresi per i disagi derivanti proprio dal mantenimento della regia cavallerizza della corte di Napoli.
Quelli allevati a Massafra erano i Corsieri napoletani e poi i Murgesi, ovvero i migliori cavalli del mondo e destinati soprattutto alla guerra. Qui in Puglia gli allevamenti erano tre : da noi si avevano gli stalloni; a Laterza le fattrici ed a Spinazzola si presume fattrici, asini e muli.
L’allevamento, che in pratica era una masseria regia, si concretizzava in un grandissimo recinto quadrato al cui interno si collocavano la stalla vera e propria (detta <<sala>>, quella di Massafra ospitava circa una ventina di destrieri), gli alloggi per il personale (il maestro di stalla, il cavalcatore, gli stallieri ed i fanti di stalla), i depositi, i pozzi e le cisterne.
Tale argomento, che costituisce un’ulteriore testimonianza della grandezza di Massafra, è in attesa di poter essere pubblicato e la copertina del futuro volume dovrà riprendere un particolare del Polittico dell’Agnello Mistico di Jan van Eyck.
Nicola Fabio Assi